ORIENTAMENTO DIDATTICO
1. Metodologia didattica teorico-esperienziale
La metodologia di lavoro utilizzata nel percorso formativo è sia teorica (attraverso la presentazione di cornici concettuali, lo studio diretto dei testi e il confronto con i docenti e con i colleghi), sia esperienziale (attraverso il lavoro sui processi di gruppo, l’elaborazione delle risonanze individuali, il role playing, il lavoro sui casi clinici e la supervisione).
Il metodo esperienziale sviluppato dalla psicoterapia della Gestalt (Perls, Hefferline e Goodman, 1951; Bloom e O’Neill, 2015) consente di individuare durante il processo di apprendimento le risorse e le difficoltà relazionali dell’allievo che vengono poi elaborate sia nel gruppo di formazione sia nella psicoterapia individuale. L’ordinamento prevede quindi:
lezioni teoriche
momenti di esplorazione delle risonanze personali
focalizzazione sui processi di gruppo:
lettura critica di testi
discussione di casi clinici portati dai docenti,
tirocinio clinico
supervisione dei casi clinici seguiti nel tirocinio
la psicoterapia personale
la formazione alla ricerca
la partecipazione a momenti di confronto
la valutazione
3. Le competenze dello psicoterapeuta della Gestalt
Il programma e la metodologia di lavoro sono volte ad una progressiva acquisizione di competenze, intese non come strumenti tecnici separati, ma come l’acquisizione di un insieme armonico di abilità incarnate che vengono messe in atto nell’incontro terapeutico e nel contesto di cura.
Si tratta di documenti che riprendono e si basano sul dibattito internazionale sulla definizione delle competenze professionali e che restano documenti aperti e suscettibili di aggiornamenti e integrazioni nel tempo. In particolare, il documento sulle competenze specifiche recepisce e modifica il documento elaborato dalla European Association for Gestalt Therapy nel 2013. Entrando nel merito delle competenze specifiche è importante precisare che l’apprendimento di parametri e tecniche gestaltiche (quali il processo di contatto nelle sue fasi, le possibili difficoltà nel fluire della spontaneità e dell’intenzionalità, il collocare le sofferenze della persona in quadri diagnostici definiti, l’importanza della scansione temporale degli eventi e delle connessioni fra tempo e relazione) è il fondamento per affrontare la parte di apprendimento più complessa, ma anche più specifica, della psicoterapia della Gestalt. La capacità, cioè, dello psicoterapeuta di essere sensore, anche attraverso la risonanza corporea, di quanto si muove nel campo terapeutico, affinando sempre più la capacità di diagnosi e di intervento, per realizzare di momento in momento il tipo di presenza e l’azione più efficace. Non si tratta quindi di acquisire tecniche da riprodurre in modo meccanico, ma piuttosto di acquisire una specifica sensibilità capace di orientare l’atteggiamento e l’intervento terapeutico momento per momento, secondo una modalità definita negli sviluppi più recenti del modello come sensibilità estetica (Bloom e O’Neill, 2014; Francesetti, 2015). Queste prospettive teoriche e prassi terapeutiche si radicano nell’indirizzo teorico-culturale dell’approccio gestaltico, sono state in particolare elaborate dagli sviluppi più recenti di questo modello (Fogarty, 2015; Spagnuolo Lobb e Amendt-Lyon, 2007; Francesetti, 2014a; 2014b) e sono sostenute anche dal dialogo con la ricerca in ambiti contigui a quello della psicoterapia, nello specifico dai saperi sviluppati dalle neuroscienze (Panksepp, 2004; Panksepp e Biven, 2014; Gallese, Migone e Eagle, 2006; Gallese, 2007; Damasio, 2012; Rizzolatti) e dall’infant research (Stern, 2000; 2005; 2011; Beebe e Lachmann, 2003).
La preparazione dell’allievo viene valutata in itinere e alla fine di ogni anno per verificare l’acquisizione delle competenze necessarie per passare all’anno successivo. Tale valutazione si fonda sulle dimensioni evidenziate nei descrittori di Dublino (si veda §2.1. punto 11). Il processo di acquisizione delle competenze viene seguito anche attraverso una ricerca controllata, in collaborazione anche con altri istituti che utilizzano una analoga metodologia didattica.
2. Due focus didattici di particolare rilievo
Nel programma didattico viene dato particolare rilievo a due aree didattiche, la psicopatologia e la ricerca, che non solo consentono di apprendere specifici contenuti, ma anche di acquisire una formazione metodologica. Lo studio della psicopatologia sostiene lo studente ad acquisire la forma mentis necessaria per comprendere e incontrare la sofferenza del paziente (sempre unica e sempre da collocare all’interno della irriducibile tensione fra idiografia e nosografia). L’approfondimento della ricerca consente di essere aggiornati sulle acquisizioni contemporanee della psicoterapia, sulle buone prassi e di sviluppare la sensibilità necessaria a concepire la propria professione come sempre in evoluzione e ancorata ai processi di verifica e validazione nella comunità scientifica.
2.1 La psicopatologia
2.2 La ricerca
4. La scuola come luogo di confronto e nodo di una rete
Un ulteriore elemento caratterizzante l’orientamento metodologico è l’attenzione data alla connessione fra la scuola e la comunità psicoterapeutica nazionale e internazionale. L’essere in stretto contatto con le reti delle associazioni e dei colleghi in Italia e all’estero consente non solo agli allievi, ma alla scuola stessa, di essere aggiornata e di partecipare attivamente alla costruzione dell’identità sociale dello psicoterapeuta, degli sviluppi scientifici e culturali della professione, di arricchire incessantemente i propri orizzonti formativi. Il dialogo con i colleghi, il continuo confronto con prospettive diverse, è considerato una parte imprescindibile del processo di formazione degli allievi e di rinnovamento della scuola stessa.
Oltre alle associazioni professionali, viene privilegiato il dialogo e il confronto con gli organismi istituzionali territoriali: gli Ordini professionali, il Servizio Sanitario e l’Università, che vengono coinvolti non solo attraverso i docenti che svolgono attività didattica nella scuola, ma anche attraverso la partecipazione a momenti di confronto professionale e scientifico a cui la scuola partecipa o organizza. Infine, la scuola sostiene il contatto con le realtà sociali territoriali, di volontariato, cooperativistiche, con le O.N.G e in generale con gli organismi di iniziativa sociale che possono arricchire l’orizzonte della scuola stessa e degli allievi attraverso il contatto con le problematiche sociali e con il bisogno di intervento psicoterapeutico presente ed emergente sul territorio, e quindi con possibili sbocchi professionali.